I mercati azionari degli anni ’00 hanno trovato un evento dirompente che ha diviso temporalmente il destino di banche e mondo finanziario nel “prima” e “dopo” Lehman Brothers, ossia la crisi dei subprime del 2008, che diede poi vita anche al bitocin. Ma le politiche non convenzionali espansive delle banche centrali, insieme a quelle recenti dei governi, hanno contribuito a rinforzare un trend in corso sui mercati finanziari: i rendimenti, positivi o negativi, sono diminuiti mentre la volatilità è rimasta costante con picchi cilici. Prendendo in considerazione l’andamento di tre indici azionari, SP500-Dax-Ftsemib, il rendimento degli ultimi dodici mesi è costantemente diminuito di intensità nel tempo, sia in negativo che in positivo. Nel grafico proposto si considerano però le sole chiusure mensili e non i massimi e minimi, quindi non sono rappresentati ad esempio i max drawdown del marzo 2009 e marzo 2020. Però ciò non esclude di registrare minimi a -55% nel 2003 e 2009 e massimi di +75% (1997), +55% (2004), +50% (2010), +50% (2021). Nell’ottica di fotografia a inizio mese il rendimento è diminuito, quindi abbiamo minori occasioni di profitti e di perdita rispetto al passato.

Ma il dato più interessante è che la volatilità, per semplificare è stato preso il Vix, è rimasta costante con top ciclici in zona 50. L’analisi esposta indica che il premio a rischio (positivo e negativo) è diminuito nel tempo, facendo molto contenti gli investitori di lungo periodo e forse deludendo i trader di posizione, anche se negli ultimi cinque anni i valori sono tornati alti, ad eccezione del periodo 2023-2024. I periodi di mercati negativi negli ultimi dodici mesi si sono spesso registrati ogni 2-3 anni, periodi più lunghi risalgono a metà anni ’90 e ’00; il periodo negativo invece dipende dal singolo indice, comunque generalmente dura un paio di anni. Attenzione che i mercati ci insegnano che ad ogni compressione prolungata di volatilità corrisponde poi una esplosione.